PFAS nei sistemi acquatici e conseguenze sul biota
Le microplastiche (MP) agiscono come trasportatori negli ambienti acquatici di inquinanti organici, comprese le sostanze per- e polifluoroalchiliche (PFAS) e mostrano effetti dannosi sugli organismi. Sebbene siano state condotte ricerche approfondite sull’abbondanza e sulla distribuzione di MP e PFAS individualmente, la loro co-presenza e gli effetti ecotossicologici combinati sono stati scarsamente compresi.
In questo contesto, la review pubblicata sulla rivista Water Emerging Contaminants & Nanoplastics da Parashar et al. presenta una panoramica aggiornata dell’assorbimento dei PFAS sulle MP e del loro bioaccumulo in diversi organismi.
Vengono, quindi, riepilogate le fonti combinate e la prevalenza di microplastiche e PFAS, identificando alcuni prodotti di uso quotidiano, ossia contenitori alimentari e tessuti, come importanti fonti di entrambi gli inquinanti.
Inoltre, viene indagata l’interazione MP-PFAS nel sistema acquatico, evidenziando così i fattori che influenzano l’assorbimento dei PFAS sulle microplastiche.
Ne risulta che l’ingestione di PFAS assorbiti sulle microplastiche da parte degli organismi può provocare effetti tossici combinati più gravi rispetto all’esposizione a ciascun inquinante preso singolarmente.
È vero che la ricerca finora si è concentrata soprattutto sugli effetti tossici delle microplastiche e dei PFAS presi singolarmente, ma è pur vero che l’acronimo PFAS racchiude migliaia e migliaia di sostanze che possono presentare diversi fattori di bioaccumolo e, quindi, di tossicità all’interno dell’organismo; infatti, la ricerca sulle sostanze per- e polifluoroalchiliche negli ecosistemi di acqua dolce si è concentrata principalmente sui composti legacy e si sa ancora poco sulla presenza di PFAS emergenti.
Pertanto, Gabriel Munoz et al. hanno studiato la presenza di 60 PFAS anionici, zwitterionici e cationici in una rete alimentare del fiume San Lorenzo (Quebec, Canada) che si trova vicino a un’importante area metropolitana. Sono stati analizzati, quindi, acqua, sedimenti, vegetazione acquatica, invertebrati e 14 specie di pesci.
Complessivamente, sono stati rilevati quaranta PFAS nell’acqua del fiume, nei sedimenti e nel biota acquatico.
PFBA, PFOA e precursori anionici (ad esempio, FTSA 8:2) sono stati trovati con alta frequenza e relativa abbondanza nei gammaridi, insetti e molluschi, distinguendosi dai pesci teleostei. Ciò potrebbe essere dovuto a diversi percorsi di disintossicazione tra invertebrati e vertebrati: ad esempio, diverse espressioni di enzimi coinvolti nelle reazioni redox degli xenobiotici (e molecole endogene), come i citocromi P450.
Il PFOS era ampiamente dominante negli organismi acquatici, con livelli massimi osservati per il predatore bentopelagico Smallmouth Bass, indicando che il PFOS può rappresentare rischi ecotossicologici per i consumatori di mammiferi e uccelli.
Inoltre, diversi altri PFAS sono stati qualificati come molto bioaccumulabili.
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