Islanda
In Islanda i principali hotspot di contaminazione da PFAS sono da annoverare nelle vicinanze dell’aeroporto internazionale di Keflavik, e nei pressi di siti militari. Queste contaminazioni sono quindi probabilmente da attribuirsi all’utilizzo di estintori ed ai PFAS contenuti nelle schiume antincendio.
La scoperta di questi hotspot di contaminazione ha portato il governo islandese ad approfondire l’analisi territoriale per stabilire dei livelli di contaminazione da PFAS dell’ecosistema. In particolare, studi e monitoraggi sono stati effettuati dall’”Organizzazione Ambientale” islandese, e dal “Consiglio Nordico dei Ministri” un organo intergovernativo a cui partecipano i paesi dell’Europa del nord, quali Finlandia, Svezia, Norvegia ed Islanda. Denotando quindi un interesse ed un’attenzione nella gestione della contaminazione da PFAS.
All’interno degli studi e dei monitoraggi sono stati presi in analisi campioni di diverse sostanze biotiche ed abiotiche attestandone i livelli di contaminazione da PFAS:
Uova di uccello
è stata rilevata la presenza di PFOS e di PFCA a lunga catena, con un incremento della lunghezza di catena fino a C11, da correlare probabilmente ad un aumento del potenziale di bioaccumulo, la maggior quota di contaminazione è proprio da attribuire alle PFCA. Il valore di concentrazione di PFAS è di 100 ng/g
Mammiferi terrestri
Le analisi effettuate sulle renne hanno testimoniato la presenza di PFAS totali, con una concentrazione pari a 1,1 ng/g, ed una composizione equamente spartita tra PFCA e PFSA
Pescato d’acqua dolce
Rilevata la presenza di PFAS con una concentrazione media pari a 5,9 ng/g
Le fonti abiotiche analizzate sono state:
Acque di scarico da impianti di trattamento delle acque reflue
Le acque di scarico provenienti da impianti di trattamento delle acque reflue industriali, hanno riportato la presenza di PFAS, ed in quota maggiore di PFAS a catena corta, con una concentrazione pari a 57,6 ng/L
Acque di superfice
Le analisi hanno preso in considerazione le acque del lago Tjornin, un piccolo specchio d’acqua situato all’interno del territorio urbano della capitale Reykjavik, il monitoraggio svolto dall’ “organizzazione ambientale” islandese ha rilevato la presenza di PFAS, ed in particolare PFOS, con una concentrazione di 30ng/L
Aria
Nei campioni raccolti da parte del “consiglio nordico dei ministri” non sono stati rilevati livelli di PFAS sopra il LOD (limit of detection)
L’Islanda annovera quindi i PFAS tra le sostanze da mantenere sotto controllo nel programma di monitoraggio ambientale 2021-2023 stilato dall’ “organizzazione ambientale” islandese, programmando, a riguardo, una campagna promozionale per la sensibilizzazione e la conoscenza di questa categoria di inquinanti.
A livello legislativo l’Islanda è in linea con le normative europee in materia di contaminanti persistenti. Il regolamento di riferimento è il n. 954/2013 sulle sostanze organiche persistenti, che segue quanto stabilito dal regolamento europeo CE n.1195/2006 e dalle sue successive modifiche, ultima delle quali la UE 2019/636.
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