Obesità e sindrome metabolica: il ruolo del microbiota , l’influenza dello stress ossidativo e la soluzione delle fibre alimentari.
Oggigiorno l’assunzione alimentare esercita un notevole impatto sullo sviluppo del microbiota intestinale, considerato il “secondo cervello” dell’uomo che , come è noto, necessita quotidianamente di macro e micronutrienti per fornire energia per la crescita, per il mantenimento e per la riparazione dei tessuti corporei [1]. Innanzitutto sappiamo che il microbiota è l’insieme dei microrganismi che colonizza la pelle, l’apparato respiratorio, le vie urogenitali e il tratto gastrointestinale pertanto parliamo di una stima di circa 1000-5000 specie diverse di batteri solo nel nostro intestino, con un’ampia variabilità interindividuale. Ogni specie microbica ha poi il suo metabolismo individuale, compiti diversi e diversa qualità, ma con la capacità di agire all’unisono. Così, un microbiota equilibrato e diversificato è noto per essere associato a una buona salute. La comunità scientifica ,negli anni, ha mostrato un grande interesse alla caratterizzazione della flora microbica intestinale (microbiota) mediante il sequenziamento del suo genoma (microbioma), infatti si è notata una correlazione e importanti implicazioni in numerosi stati patologici, tra i quali l’obesità e la sindrome metabolica.
La composizione microbica della flora intestinale è in particolare influenzata dal peso corporeo e da alcuni componenti della dieta, quali fibre, polifenoli e lipidi. I due phylum maggiormente rappresentati sono quello dei Bacteroidetes (50-60%) e dei Firmicutes (25-30%), quelli del primo gruppo si nutrono prevalentemente di fibre vegetali e sono in grado di assimilare pochi grassi della dieta, i secondi invece si nutrono principalmente di grassi e zuccheri alimentari favorendone, al contempo, l’assorbimento da parte dell’organismo ospite [2]. E’ bene ricordare che in tutto questo, lo stress ossidativo potrebbe svolgere un ruolo causale nello sviluppo dell’obesità, stimolando la deposizione di tessuto adiposo bianco e alterando l’assunzione di cibo. Colture cellulari e studi su animali dimostrano che lo stress ossidativo aumenta la proliferazione dei pre-adipociti.[3]-[4]-[5] Per controllare poi i livelli di ROS, i tessuti possiedono molecole antiossidanti che lavorano in sinergia per ridurre al minimo la citotossicità dei radicali liberi. Tra queste molecole potremmo citarne alcune come ad esempio: urato, bilirubina, glutatione, ubichinolo (coenzima Q10), tioredoxina…
Da un punto di vista più strettamente legato alla nutrizione, è importante sottolineare il ruolo della fibra alimentare nella regolazione del microbiota con conseguente miglioramento complessivo della salute. Ad oggi sappiamo che l’obesità è un problema di salute molto diffuso e di come i cambiamenti nello stile di vita, in particolare il consumo di alimenti trasformati , ricchi di calorie e di carboidrati raffinati ma poveri di fibre, sono diventati sempre più comuni in molte parti del mondo (specie in occidente) e quindi parliamo di un problema di salute che affligge tutte le nazioni , infatti circa il 40% degli adulti e il 20% dei bambini in tutto il globo sono considerati sovrappeso [6].
Dalla letteratura [7]-[8] sappiamo che la fibra alimentare si può distinguere in due frazioni in relazione alla solubilità: la frazione insolubile che , oltre ad essere importante per alcuni microrganismi che la scompongono per produrre acido ferulico, a sua volta è in grado di abbassare le concentrazioni di glucosio nel sangue e può fungere da substrato per aumentare le concentrazioni di alcune specie di batteri (come i Bifidobatteri, Lactobacillus…) sopprimendo la produzione di endotossine intestinali [9][10]. Questa frazione può essere parzialmente o scarsamente fermentata. D’altra parte troviamo invece la fibra solubile ovvero quella ben fermentata che può essere degradata enzimaticamente da un’ampia varietà di ceppi del microbiota intestinale. È stato inoltre dimostrato che numerosi microbioti intestinali influenzano il metabolismo energetico.[11] Ad esempio, i phyla prima citati Firmicutes e Bacteroidetes producono la maggior parte degli enzimi digestivi, che possono estrarre ulteriore energia dalla dieta per il corpo.[12]. Bifidobacterium e Lactobacillus possono quindi influenzare la secrezione di fattori pro-infiammatori nell’intestino, regolare il sistema immunitario e produrre sostanze antimicrobiche per inibire la crescita di agenti patogeni, proteggendo così la salute intestinale e alleviando l’IR e l’obesità indotte dall’infiammazione. [13] [14]. Oltre a questi anche Akkermansia muciniphila, batterio che degrada le mucine, può suscitare risposte metaboliche e immunitarie, aumentare lo spessore del muco, migliorare la funzione della barriera intestinale e secernere una proteina (P9) per migliorare la secrezione di GLP-1 da parte delle cellule L enteroendocrine umane, alleviando così l’obesità.[15] In contrapposizione, altri studi rivelano che in presenza di proteine ramificate nel colon, è stato scoperto che in particolare Prevotella copri e Bacteroides vulgatus sintetizzano quantità sostanziali di aminoacidi a catena ramificata (BCAA), che possono indurre obesità e IR. [16]. In conclusione , oltre al ruolo determinante della fibra alimentare, possiamo dire che la composizione della dieta è il fattore più importante che influenza le differenze individuali nel microbiota, ciononostante anche la genetica occupa un posto di tutto rispetto e le corrispondenti variazioni fisiologiche possono svolgere un ruolo determinante nello sviluppo del microbioma. Parliamo quindi di proto-studi e di un campo che necessita ulteriori approfondimenti per arrivare a conclusioni più esaustive.
A cura del Dottor Camerini Enrico
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Per ulteriori approfondimenti :
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