Allo stato attuale le terapie analgesiche ed antinfiammatorie per i dolori articolari sono rappresentate dai FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei, la classe di farmaci più utilizzata a livello mondiale); sebbene questa classe di medicinali abbia numerose funzioni positive per l’organismo, a causa della loro citotossicità non specifica, rischiano di trasformarsi in nemici dell’organismo, conducendo a patologie in diversi organi. Le problematiche maggiori si riscontrano nella possibile formazione di lesioni alla mucosa gastrica o duodenale, rilevate in pazienti che utilizzavano i FANS per il trattamento cronico di artrite e dolori. L’utilizzo cronico di alcune categorie di FANS ha riportato inoltre una maggiore incidenza delle malattie cardiovascolari, la possibilità di sviluppare malattie renali, in forma sia acuta che cronica1.
Trovare delle alternative naturali all’uso dei FANS, che possano fornire le stesse attività antinfiammatorie ed analgesiche, è la nuova strategia della Nutraceutica e della Medicina.
Di seguito esporremo le attività di alcune piante, le più note.
Harpagophytum Procumbens subsp. procumbens, comunemente conosciuta come Artiglio del Diavolo, è una pianta medicinale appartenente alla famiglia delle Pedaliaceae. È diffusa principalmente nell’Africa meridionale ed è stata utilizzata per scopi terapeutici per secoli dagli indigeni “khoisan”, in forma di polveri per trattamenti topici come sollievo dal dolore ed artriti; quindi, il suo uso è di tipo topico, mentre a livello sistemico ha effetti tossici fortemente legati al dosaggio.
L’Artiglio del Diavolo è stato oggetto di numerosi studi fitochimici, che hanno identificato diversi composti bioattivi presenti nella pianta, tra cui terpenoidi, glicosidi iridoidi, e composti fenolici acetilati. Tra i composti bioattivi, l’arpagoside, un glicoside iridoide, è il più efficace ed è stato segnalato in molte ricerche fitochimiche come potenziale agente antinfiammatorio e analgesico.
Se da un lato è quindi dimostrato che l’artiglio del diavolo è composto da sostanze bioattive utili per trattamenti antinfiammatori ed analgesici, è da considerare che studi in vivo hanno riportato effetti collaterali legati all’utilizzo di estratti di artiglio del diavolo, rendendone quindi auspicabile un utilizzo con bassi dosaggi2.
La Gaultheria è un’erba sempreverde della tradizione cinese, utilizzata in medicina tradizionale per il trattamento di artrite reumatoide, e del dolore. L’effetto antinfiammatorio ed analgesico è da attribuirsi ai glicosidi metil salicilati, composti bioattivi contenuti in questa come in altre piante. Studi in vitro dimostrano come questi composti bioattivi naturali, isolati dalla pianta svolgono la loro funzione benefica grazie alla loro azione inibitoria sulla produzione di citochine pro-infiammatorie, sulla riduzione dell’accumulo di acido nitrico, ed i livelli di specie reattive all’ossigeno (ROS). Le azioni rilevate da questi studi, dimostrano l’azione antinfiammatoria della Gaultheria, e nello specifico dei glicosidi metil salicilati, presenti anche in altre piante quali Salice e Olmaria3.
Il salice (Salix spp.) è un albero che appartiene alla famiglia delle Salicaceae ed è noto per le sue proprietà medicinali fin dall’antichità. L’estratto di corteccia di salice bianco è stato utilizzato tradizionalmente per alleviare il dolore e la febbre. Negli ultimi decenni, numerosi studi scientifici hanno approfondito le proprietà benefiche del salice e hanno fornito evidenze sulle sue applicazioni terapeutiche. In particolare, proprietà analgesiche ed antinfiammatorie sono conferite da uno dei principali componenti attivi presenti nella corteccia di salice che è l’acido salicilico, un precursore dell’aspirina. Numerosi studi hanno dimostrato che l’assunzione di estratto di corteccia di salice può contribuire a ridurre il dolore e l’infiammazione in diverse condizioni, come l’artrite, le malattie muscoloscheletriche e le affezioni croniche. Grazie sempre alla presenza di acido salicilico, inoltre, gli estratti di corteccia di salice possono contribuire a ridurre la febbre in modo sicuro ed efficace, senza gli effetti collaterali di alcuni farmaci antipiretici tradizionali5.
Altra pianta contenente l’acido salicilico è l’olmaria. L’olmaria (Filipendula ulmaria) è una pianta perenne appartenente alla famiglia delle Rosaceae, che cresce principalmente in Europa e in alcune parti dell’Asia occidentale. Questa pianta è conosciuta da secoli per le sue proprietà medicinali e viene spesso utilizzata nella medicina tradizionale per il trattamento di diverse condizioni quali dolori ed infiammazioni, cefalee, disturbi gastrointestinali e febbre. Come detto il principio bioattivo è il medesimo ritrovato nella corteccia di salice, l’olmaria deriva quindi dall’acido salicilico le stesse proprietà di analgesico, antinfiammatorio ed antipiretico6.
La Mirra è una gommaresina aromatica, estratta da un albero o arbusto del genere Commiphora. La specie più usata per la produzione della mirra è la Commiphora myrrha (diffusa in Somalia, Etiopia, Sudan, penisola arabica): alla fine dell’estate l’arbusto si copre di fiori e sul tronco compaiono una serie di noduli, dai quali cola la mirra, in piccole gocce gialle, che vengono raccolte una volta seccate. La Mirra ha una storia di utilizzo a livello medico nel sud dell’Arabia nel trattamento di ferite, disordini gastrointestinali, infezioni microbiche e malattie infiammatorie. Le sue proprietà a livello medico sono da attribuirsi principalmente alla presenza di terpenoidi, in particolare dei sesquiterpeni, dei di- e tri-terpenoidi, e degli steroidi. La presenza di questi composti e la loro azione antinfiammatoria, antiossidante ed analgesica. Proprietà quindi che accosterebbero l’utilizzo della mirra a quello dei FANS, motivato sempre dalla ricerca di alternative naturali e che riducano i potenziali effetti collaterali che questa classe di medicinali porta con sé4.
1 – https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7347500/
2 –https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC9182060/
3 – https://www.mdpi.com/1420-3049/16/5/3875
4 – https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC9672555/
5- https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC8540557/
6- https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC9504179/
a cura di Francesco Terzani